Quasi vent'anni fa ho conosciuto la Bioenergetica, la tecnica elaborata negli anni ’50 da Alexander Lowen e John Pierrakos, e quell’incontro mi ha permesso di contattare ciò che spesso, genericamente, definiamo ” quello che c’è dentro ”. Ognuno di noi ha il suo ” quello che c’è dentro ”, costruito fin dalla nascita e ritoccato giorno dopo giorno. Quell’approccio corporeo, faticoso, emozionante, sorprendente, triste ma anche gioioso e giocoso, è stato il “trampolino” da cui mi sono gettato per entrare nell’”ascolto del corpo” cioè “ascoltare” le sensazioni, le emozioni, entrare in contatto con ciò che allora mi faceva stare male e sentire, man mano che la terapia progrediva, come il mio corpo diventasse più vitale, meno contratto e più aperto. Questo, in sintesi, è l’ascolto del corpo che porto negli incontri: entrare lentamente in contatto con il proprio corpo; sentire le sue tensioni e le sue sensazioni; sentire che “quel movimento non riuscirò mai a farlo” e poi sorprendersi quando, dopo alcune volte, quel movimento sembri quasi un movimento naturale; sentire che la pratica o l’esercizio ha “ritornato una sensazione nella pancia o nel cuore”. L’ascolto del corpo richiede solo due ingredienti: pratica e voglia di sperimentare.
