Stare o fare?
Con l’estate che sta quasi per terminare, si sta avvicinando la ripresa delle attività: gli incontri “Il Corpo in Ascolto”, le lezioni di Iridologia, nuovi corsi da preparare; vorrei condividere un fatto che mi è accaduto, invece, all’inizio della stagione, mentre ero in spiaggia.
Premetto che cerco sempre, ovunque sia e qualunque sia la mia attività, di “coltivare” la presenza e l’attenzione al “momento presente”, magari portando l’attenzione al respiro, alle sensazioni, per “silenziare”, per un breve attimo, la mente e “collegarmi” al corpo.
Ciò che voglio condividere è una domanda che improvvisamente, magicamente, quasi dal nulla, è affiorata:
Stare o Fare? Mi spiego …
Ho cercato intanto di capire cosa significassero, per me, le due parole:
• Stare, per me, significa esserci, con il corpo e con la mente, essere in contatto con le sensazioni, con le emozioni; nel periodo estivo, vuol dire anche stare nel riposo, nel piacere dell’oziare, nel piacere dello stare al sole, nel piacere di leggere “con leggerezza” e di imparare, cose nuove;
• Fare, invece, significa essere “nell’azione”, essere “attivo ed attivato”, significa pensare a qualcosa “al di fuori di me”, a non avere quella connessione con me stesso perché “c’è altro da fare”; può essere leggere quasi “per dovere”, perché solo leggendo “facendo attenzione” si possono apprendere informazioni che potrebbero servire per i corsi o per capire qualcosa di più di me.
Non so se esista una risposta e soprattutto “corretta” ma sento, che il movimento Stare/Fare deve essere dinamico, cioè uno dei due “contendenti” può prendersi più spazio rispetto all’altro (e viceversa) oppure può prendersi tutto lo spazio lasciando l’altro al palo.
L’osservazione dello “Stare/Fare” sarà motivo di mia attenzione nei prossimi mesi e chissà che in un prossimo post non sveli altri particolari …
